di Luisa Cordova
In Islanda i nomi delle località sono lunghissimi. Impronunciabili. Una sfilza di lettere, buttate -almeno apparentemente-alla rinfusa, in un groviglio di consonanti sfuse e incompatibili tra loro, con qualche vocale qua e là. Motivo per cui, se non ho foto con la geolocalizzazione sulla quale compitare con fatica, i nomi per lo più li salto. Alcuni li ho fotografati, senza per questo migliorare la mia capacità di pronunciarli.
In compenso, forse consapevoli della barriera fonetica, i cartelli di segnalazione sono parecchio espliciti. Come talvolta ho già fatto, ne pubblico qui una piccola antologia. Riflette il carattere pragmatico-gentile del luogo e della popolazione. E i pericoli principali.
Tra i pericoli d’Islanda, ma solo per gli islandesi, c’è quello di fidanzarsi o semplicemente piacersi con un/una parente. D’altronde, loro sono pochini, meno di quattrocentomila, di cui all’incirca 140 mila concentrati a Reykjavik. Con 3,52 abitanti per chilometri quadrati ha una delle densità di popolazione più basse al mondo. Facile percorrere decine di chilometri senza incontrare nessuno. Bello stare larghi e non addossati gli uni sugli altri come in Italia, per esempio. Ma c’è il classico risvolto della
medaglia: gli islandesi finiscono per essere quasi tutti parenti con più o meno gradi di separazione nel tempo e nello spazio. Un problema non da poco quando si tratta di implicazioni genetiche.
Così, hanno inventato una app che permette a chi si incontra per piacersi di verificare subito se la coppia è possibile e la riproduzione eventuale sicura.
Si chiama ‘La mia genealogia’ o ‘Il libro degli islandesi’ e permette di cliccare indietro per generazioni ed evitare così incesti e altri inconvenienti. Certo, con la difficoltà generale di trovare l’anima gemella e la popolazione rarefatta dell’isola, se poi, superati tutti questi ostacoli generali, si scopre anche che la persona del cuore è consanguinea, c’è poco da stare allegri.
Qui sopra un paio di agili nomi di località visitate
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