Libri, serie tv, cinema. Siamo inondati di detective, alle prese con muscolari avventure all’ultimo fiato. Ma questi giovani (o meno giovani) eroi hanno mamme in apprensione costante, destrutturate tra orgoglio e ribellione al fato.
Perché, diciamolo chiaramente, i turni di notte e giorno, il contatto con la violenza e l’aberrazione, le reazioni della vita non sono quello che una mamma augura alla propria figlia. E, certo, sapere che salva e sistema ti fa sentire fiera. Ma a quale prezzo. Ho generato e cresciuto una donna che si occupa di raddrizzare i torti del mondo. Che vuole ricucire gli sbreghi delle vite altrui. Donne, per lo più. Alla deriva. Sballottate. Inermi.
Lei, mia figlia, ha avuto gli strumenti e adesso li utilizza come clave per bonificare le case infelici.
Ma non poteva scegliere un lavoro tranquillo? Di quelli in cui gli ideali stanno appesi in salotto? Me lo chiedo spesso nelle notti mentre scandaglio la sua posizione e me la immagino che interroga un criminale (senza mascherina, ahimè) e ne prepara l’arresto. Mi racconta, talvolta, della sua determinazione nel cercare le prove per tenere in prigione un uomo violento con la sua donna e con i suoi bambini. Le ore spese al telefono per presentare i casi a chi poi deciderà se e quanta cella all’aggressività.
Ci vuole controllo per mantenere il giusto equilibrio. Perseguitare non è mai una buona idea. E io l’ho sentita anche scagionare qualche uomo rimasto a sua volta nelle tenaglie di manipolazioni e vittimismi al femminile.
E talvolta mi racconta a grandi linee qualche caso. Facendomi sentire così fiera della sua voglia di aiutare, sempre dalla parte delle vittime, chiunque siano.
Penso spesso a una donna maltrattata, che ha lasciato la casa con i suoi due bambini. Era in serio pericolo. Ma i servizi sociali, per aiutarla, le hanno imposto di spendere prima tutti i suoi soldi (mille pound in tutto) per albergo e cibo. Solo dopo l’hanno messa in una casa protetta ma… completamente vuota. Niente cibo, lenzuola, posate, giocattoli per i piccolini. E lei aveva speso tutto.
Allora mia figlia, di sua iniziativa, ha pubblicato un post sulla pagina Fb dei due paesi più vicini, raccontando la vicenda e chiedendo supporto di prima necessità. Da uno soltanto risposte negative o accuse di truffa.
La comunità dell’altro, invece, si è totalmente messa a disposizione. C’è stata la signora che ha fatto recapitare tutte le offerte al suo indirizzo, accettando di aprire la sua porta ogni cinque minuti. Chi ha portato voucher per il proprio ristorante, chi giochi per i piccoli, chi abiti, chi cibo, pentole e posate. In poche ore, questa donna esiliata dalla sua vita, ha trovato le basi per intraprenderne un’altra. E forse anche un po’ di fiducia.
Peccato che questa sua intraprendenza morale e il suo cuore guastino irrimediabilmente il mio, di cuore. Che si avvita e sussulta, si blocca e accelera come un acrobata impazzito immaginandola sempre sul filo del rasoio. E però, no, non si può stendere il manto della protezione totale, non lo hanno inventato. Bisogna rassegnarsi al rispetto della vita scelta, sperando che sia essa stessa a prendersi cura di lei.
Nel mio piccolo, attuo sofisticate tecniche di investigazione via Smart phone. La notte si placa solo quando vedo lampeggiare la sua posizione all’indirizzo di casa.
Usando la macchina del tempo, e -stavolta- della consapevolezza, lo rifarei? Cento volte, se la sua scelta è felice.
Hits: 374