Con estremo rammarico, eccomi all’ultimo giorno di uno dei week end più divertenti degli ultimi anni. Non ridevo così da secoli.
Giorno due della nostra personale via Francigena, tra Montefiascone e Viterbo. Piove. I dubbi invadono il tavolo della colazione. Da Montefiascone a Viterbo sono (altri) 18 chilometri e spicci. Ciascuno si dibatte tra andare o non andare. I consigli della finestra e quelli del meteo suggeriscono giornata indoor. L’unico incrollabile è Valerio: camminare senza tentennamenti. Così, si forma -con aggiunte successive- la squadra degli intrepidi. Che poi è la stessa dei nevrotici del giorno precedente: Emi, Giovanna, Claudio, Valerio, Fabrizio e io. Abbigliamenti di diversa foggia si coniugano con una giornata destinata alla pioggia a catinelle.
Partiamo. Immancabile la fanfara dei bersaglieri che ci saluta. Se riesco la inserirò nel testo, ma devo consultare il mio guru tecnologico al momento mancante.
La sorpresa è l’antica via Cassia. Dopo qualche chilometro percorso un po’ a tentoni, imbocchiamo la strada dei romani. I carri, i pellegrini, i commerci e la religione risuonano su un lastricato vecchio duemila anni. È una emozione. Senti i secoli di storia trasmessi dal liceo classico risuonare nelle scarpe di ultima generazione (nel mio caso si tratta solo di spolverata storica, le mie scarpe fanno pena, comunque sempre meglio delle calzature dei pellegrini romani, medievali e ‘via andando’).
Ai fianchi del basolato romano, si alternano paesaggi e possibilità d’avventura: d’un tratto ci si parano davanti imprevedibili nanetti da giardino (da liberare?), pecore ricce, mucche attonite e altre inconsuete bestialità.
Senza prendere una goccia d’acqua dal cielo, ne subiamo però il passaggio recente.
A momenti il percorso diventa accidentato dalla pioggia appena passata, costringendoci a passaggi tra acacie spinose e pozze fonde che indugiano sulla strada creando piccole location da Indiana Jones (piccole, eh).
Un ultimo tratto un po’ noioso, uno stradone bianco senza personalità, ci porta a destinazione, verso ristori e riposi.
Ci troviamo a Viterbo alta con la parte di noi che aveva scelto la via del taxi. Visto come è andata, si levano i famosi ‘alti lai’ di pentimento. La disperazione di Cesare condensa il rammarico di non esserci stati.
Però, dai, diciamolo: niente ha scalfito lo spirito del week end.
La cena ha portato discorsi e ricordi. Molti hanno sfoderato non solo parole chiaramente meditate, ma souvenir del tempo passato, foto delle feste di carnevale come della prima elementare, documenti di una amicizia fortissima e appassionata, determinata a restare nel tempo. Si tratta di cercarli nella mente, in cantina e in soffitta, lo sforzo non è da sottovalutare, e raggiunge il suo scopo.
Che posso dire per concludere degnamente? Che già mi manca il clima? Gli amici e le risate? Che vorrei subito tornare nella bolla senza tempo?
Grazie a tutti, amici e amiche.
Scrive Emi: Vi voglio ringraziare per questi tre giorni spensierati, divertenti e anche emozionanti. Non ridevo così da un po’ di tempo. Mi ha fatto davvero piacere partecipare alla vostra festa. Un bacio grande a tutti e a presto.
Giovanna: Condivido il pensiero di Emi.
Anche per me sono stati tre giorni davvero speciali!
Grazie a tutti per la vostra amicizia e a presto.
Valerio: Ringrazio anche io per queste splendide giornate. Grazie per la vostra amicizia, spensieratezza, giocosità.
Claudio: Carissimi tutti, grazie anche da parte mia per risate, ricordi, affetto e amicizia rinnovati, camminate e … mangiate … tutto da ripetere con nuove, divertenti e stuzzicanti avventure.
Emilio (linkando un etilico ‘giro del prosecco’): Cari sono stati giorni fantastici , ma – per carattere – il mio fantasticare mi porta già alla possibile prossima avventura che sono sicuro ci offrirà ancora giorni lieti e spumeggianti.
Alessandro (diventa temerario): Grazie a tutti! Sono stato così bene che accetto anche il “ Soviet”!!!
Cesare replica da par suo: Потому что мы только что думали о том SANDRO чтобы отправить ей небольшое сообщение.
Che altro? Ma quando mai si ride d’affetto spiritoso così?
The (happy) end.
Ovvero, alla prossima.
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