E finalmente il grande giorno arrivò. Entusiasmo palpabile nel ritrovarci tutti nello scarno parcheggio di Viterbo, vista Duronics. Clima da gita scolastica, cassa comune inclusa, affidata per acclamazione a Emilio, in virtù dei suoi trascorsi come direttore di banca. Prima tappa in corriera da Viterbo a Bolsena. Non c’è nemmeno bisogno di dire che ci siamo ammassati in fondo all’autobus, manco avessimo quindici anni, con musica e schiamazzi indispensabili. Niente, la regressione ha preso piede con allegria naturale. Claudio e Cesare si fanno subito notare con una magia: riescono a sigillare la loro stanza, inclusi i loro averi. Nessuno mai in questo hotel aveva visto una simile prodezza, sono stati ore a cercare la chiave di Houdini, invano. Gli albergatori hanno dovuto rompere un vetro e trasferire i due maghi altrove (con la speranza che non ripetessero il trucchetto).
Bolsena stupisce subito con il tramonto sul lago, occasione per le prime foto e l’aperitivo. L’energia ci porta a passeggio per i vicoli fino alla cena. Ristorante mai uscito dagli anni 70, tutto concentrato su coregone e pesce persico. Il resto del menu tristemente appeso a scaloppine e pizzaiola, provolone e ravioli (non fatti in casa). E io che sognavo porcini e cinghiale, mi sono ripiegata su una diligente tagliata (bollita più che ai ferri).
Tralascio il commento sul vino, che non siamo su Tripadvisor. Di questo passaggio al ristorante non ci sono foto perché va sotto la categoria ‘dimenticabile’.
Sottolineo invece il clima affettuoso e collegiale. Ci conosciamo da tanti anni, è vero. Ma qui è proprio una sintonia spontanea. Sintetizza Valerio in chat “non importa la velocità, ma il piacere di esserci”.
La serata si conclude con una passeggiata al castello. L’incontro con un gufo dagli occhiali e una civetta più piccola della quale non ricordo il nome, abbracciate a due allocche falconiere vicentine aggiunge un tocco insolito.
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