Non è stato proprio un viaggio, più un viaggetto. E certamente non siamo ahimè fuori dal covid. Ma è la prima volta che metto il naso fuori da Roma (eccetto la Maremma) usando mezzi di trasporto e sperimentando luoghi comuni.
Se dovessi sintetizzare, direi: rispetto misure di sicurezza anticontagio a piacere e pochissimo movimento di persone.
La stazione Termini è l’ombra di se stessa. Misteriosamente solo alcuni, pur nella non-folla, riescono a seguire i chiarissimi segnali sul marciapiede che indicano i sensi di marcia. Sono ferma sostenitrice del contro corrente, ma in alcune circostanze proprio no, non si dovrebbe fare. Talvolta il conformismo ha ragione d’essere. Nelle carrozze (polemiche a parte) i sedili da lasciare vuoti sono barrati. E le mascherine in modalità ’on’. Controllori macinano chilometri lungo le carrozze per ricordare le regole ogni dieci passi.
Diverso il caso degli aliscafi e dei barconi gita: qui le misure di distanziamento non sono percepite nemmeno dalle compagnie. Si va e ci si siede dove si vuole, con l’unica protezione (anche quella a piacere) di cornetti rossi (portarli da casa, le compagnie non li forniscono) e altri scongiuri vari.
Le isole del Golfo di Napoli sono affollate con noncuranza e naturalezza. Il covid resta attore non protagonista, tirato di malavoglia sul palcoscenico. I bus di Capri lasciano respirare i passeggeri, ma la scelta è individuale, non collettiva. I bar in piazzetta hanno aumentato lo spazio tra i tavoli insieme al prezzo richiesto per il privilegio di sedersi. Complessivamente, il quotidiano scorre con garbo disinvolto, adattandosi al dato di fatto, ma senza alterare la sostanza del ritmo solito.
L’esperienza della barca resta la migliore per ottenere il massimo di vacanza con il minimo di coronavirus. Certo, non è questa ideona originale: in ogni baia, rada e porto le imbarcazioni stanno fitte. Si ripetono i riti terrestri con gli schiamazzi, notturni e diurni di alcuni. Ma sono solo brevi inquinamenti acustici che dopo tanti mesi di silenzio generale fanno persino un po’ estate. Inoltre, data per scontata la salute dello skipper (per altri versi assai carente), il problema del distanziamento non si pone più. E ci si può godere il mare. Ormeggiare davanti alla Corricella di Procida oppure sotto ai Faraglioni di Capri e arrotolarsi nella notte con la luna quasi addosso. Assorbire ogni scorcio della vista, con il silenzio nel quale immaginare le vite che trascorrono dietro quelle luci. Ho passato ore lasciando sciabordare la mente insieme all’acqua salata. Il lockdown ha assuefatto alla solitudine. Tutto acquista relatività e le tensioni sono spacciate.
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