Essere una mamma a distanza in lockdown richiede una robusta dose di pazienza in più. Ovvio. Il lockdown è soprattutto questo: assenza. Nemmeno nelle mie più sfrenate previsioni da Cassandra avrei mai immaginato di essere separata da mia figlia senza data di scadenza della pena. E invece, eccomi qua con una bella giaculatoria. È dura per tutte le mamme a distanza, ma ancora di più lo è se si ha a che fare con il rutilante Boris Johnson. L’amico premier inglese ha un pensiero complessivamente non classificabile. Le sue gesta paiono ispirate dai fondi del caffè e gli effetti su salute, politica ed economia britannici sono sotto gli occhi di tutti. Globalmente sgranati. Quindi, al disagio della lontananza, aggiungiamo l’imprevedibilitá del biondino. Che ha deciso di mettere in quarantena il mondo interessato, per vari motivi, all’isola e ai suoi abitanti. La trovata dovrebbe entrare in scena l’8 giugno, a virus sazio. Per cui, niente week end nella ridente Milton Keynes. Piani e tradizioni annichiliti. Speranze e progetti con il binocolo.
Insomma, l’estate è qui e i programmi sono in alto mare. Beh, questo è proprio un lapsus freudiano, visto che il mare insieme a Flaminia mi pare, alle viste, improbabile assai.
Per sfogare il mio amore materno frustrato, ho scoperto un metodo: l’accumulo dei regali. Come una formichina compulsiva, compro e metto via. Articoli e gadget, carte e penne, orecchini e scarpe si stanno sedimentando nella sua stanza in attesa di prendere un aereo qualsiasi. C’è ormai la parte estiva e quella invernale. E speriamo che la moda non mi remi contro, rendendo inattuali i miei sforzi. Tanto più che i tentativi di spedire si infrangono sulle rocce della resistenza passiva di poste italiane. Mentre mandare da Uk in Italia va benissimo, inesplicabilmente il contrario non funziona affatto. Pacchi e pacchetti, cards o lettere giacciono mesi chissà dove, per arrivare a destinazione affannati e scompigliati. Nemmeno avessero viaggiato con i propri piedi. Talvolta, poi, scompaiono per sempre. Magari arriveranno ai nipoti di Flaminia e avranno notorietà postuma. Per non parlare dei corrieri. Efficienti e stabili, sfoderarono i canini insanguinati di Dracula sui prezzi. Per fare un paio di esempi: 70 euro per una lattina da 5 kg di olio, trentadue per una busta piccola e leggera contenente due mascherime di stoffa. (Astenersi dai commenti sul tipo di oggetti che avrei voluto mandare, please).
Il contatto di rifugio resta la videochiamata. Che non è per me di grandissima soddisfazione. Intanto, spesso ci sono luci da film horror. Non so perché, ma quando ci si vede per telefono le inquadrature mettono in evidenza stanchezza, nostalgia, mancanza. E si passa più tempo a stirare in su gli angoli della bocca che a farne uscire l’affetto e la gioia di stare insieme che pure sono lì, premondi per farsi notare. Almeno, questa è l’impressione che ho io. Quindi, si, certo, aperitivi e anche un paio di cene virtualmente insieme, ma senza che possano saziare davvero il desiderio. Se poi ci si mettono di mezzo notizie fastidiose, le cose si complicano. Flaminia una sera ha fatto un brutto incontro e qualche giorno dopo non è stata bene. Niente di grave in entrambi i casi, ma sapere non poterla raggiungere nel tempo di un volo, sbaffa le giornate di qualche ansia in più.
Passerà anche questo tempo. Ma sempre di più mi sono convinta che non voglio fare la mamma a distanza ancora per molto. Basta così.
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