È stata la prima settimana nella quale abbiamo davvero preso coscienza che la situazione non è rosea e che dobbiamo cambiare le nostre abitudini nel profondo. Per il nostro bene e per il bene di chi amiamo. Un piccolo diario della vita quotidiana per misurare la strada che stiamo percorrendo.
Lunedì 2 marzo
In ufficio c’è uno che si presenta in riunione indossando senza complessi febbre e tosse. Si sdrammatizza, ma le distanze si allargano.
Nella pausa pranzo faccio un giro per i monumenti cardine del centro. Pantheon deserto. Fontana di Trevi idem. Piazza di Pietra illumina il nulla. C’è un gabbiano orribile che trascina e becchetta il cadavere di un piccione totalmente indisturbato. L’orrore della peste, insomma. Il lavoro comincia a fermarsi. Le agende si assottigliano. Appuntamenti al vuoto. Respiri lenti, tv e social a gogo’.
in serata prendo un aperitivo con una amica medico. Entrambe siamo ancora nella fase ‘minimizzare’.
Martedì 3 marzo
Ho appuntamento dal dentista. Mi chiedo: in quale posto più che da un dentista le goccioline di saliva veleggiano indisturbate e numerose nell’aria? Non voglio farmi prendere dalla paranoia, però nemmeno avere quello che mio padre chiamava ’i cinque minuti del cretino’. Telefono al dentista. Lui, parecchio scocciato, mi dice che loro prendono tutte le precauzioni. Che si era anche detto che si prendeva l’HIV dal dentista e ci sono stati pochissimi casi. Che è tutto disinfettato, dal kit degli strumenti all’aria che respiriamo lì dentro. Insomma, ambiente sterile. Mi faccio convincere e vado.
Mercoledì 4 marzo
Le notizie sono sempre più ansiogene. Facendo finta di niente con me stessa, vado al supermercato con l’idea di fare una bella spesa di base. Ma, in sostanza, non ho l’animo dell’accaparratrice.. Compro tre confezioni di polpa di pomodoro, un pacco di spaghetti, tre scatolette di tonno sotto olio( con l’idea di regalale al compagno inglese di mia figlia che ne va matto e in Uk questa roba costa un occhio).
Giovedì 5 marzo
Per la prima volta, l’Italia supera ogni altra nazione per numero di morti. Non giova al morale. Sergio Mattarella parla agli italiani. Un gesto necessario, da vero capo morale, che tuttavia genera inevitabilmente la sensazione di pericolo grave. Le scuole sono chiuse. Io resto a casa per altri motivi, ma non stringo più la mano, né tanto meno abbraccio le persone che incontro. In serata, esco per cena. Il ristorante è pieno, i tavoli abbastanza distanziati, ma non vediamo l’ora di andarcene. Meglio una bella passeggiata fino a fontana di Trevi. Ancora deserta. Torno a casa e sento il bisogno di una doccia purificatrice. Da oggi, i vestiti del giorno passato li lascio fuori della stanza da letto.
Venerdì 6 marzo
Città straniata, surreale. Mentre nel mio palazzo fervono i lavori per mettere in sicurezza la rete del gas, con una puzza che il coronavirus non potrebbe in nessun caso sopravvivere, faccio una passeggiata. Brutto tempo, strade vuote, i passanti non si vergognano di fare il giro largo incrociandone altri. Mi invitano a cena. Siamo pochi, pochissimi.. Accetto, ma il disagio serpeggia. Con un giro di parole mi informo sui eventuale contatti con il nord Italia. Mi vergogno, ma non resisto. Oggi siamo a 197 morti in Italia. Continuano a sottolineare che la maggior parte sono ultra ottantenni. Una piccola barriera psicologica.
A cena, sperimentiamo comportamenti nuovi. In ascensore ci diamo le spalle e non scendiamo in tre, che pure ci staremmo. Seduti sui divani a distanza di sicurezza, a tavola belli larghi. Se uno tossisce gli altri sobbalzano e roteano gli occhi. Il passeggero in macchina è atto di generosità e quasi eroismo.
Sabato 7 marzo
Oggi Nicola Zingaretti annuncia di essere positivo al corona virus. Sta bene, a casa, da dove ha girato un video. Impressionante la catena di autoisolati che si porta dietro.
Mi telefona un mio amico, giornalista parlamentare. Abbiamo un appuntamento per domani, domenica.
“Hai visto che c’è un positivo nella scorta di Salvini?”.
“Quindi?”
“Il nostro redattore che si occupa della Lega si è messo in auto isolamento. Non ha sintomi e molto probabilmente non è mai entrato in contatto con quella persona. Ma, per non saper né leggere né scrivere, l’editore lo ha lasciato a casa.Perciò, poiché lavoriamo nella stessa redazione, ti avverto. Non so se vogliamo vederci lo stesso. Magari tenendo le distanze. Io, in ogni caso, non vedrò più le mie figlie”. Prendo tempo. “Decidiamo domani”. Combattuta tra precauzioni e pregiudizi.
E poi, scopri che mezza Italia approfitta delle restrizioni per andare a sciare o al mare. Ma chi siete?
Domenica 8 marzo
Il Quirinale ha annullato l’appuntamento tradizionale per la Festa della donna. Il primo, ovviamente, a dare il buon esempio di educazione civica e rispetto delle regole.
Nella notte il governo ha chiuso la Lombardia e altre 11 province. Ciò nonostante, si moltiplicano le notizie di persone ammassate in fila allo ski-lift o nei centri commerciali come se non ci fosse alcun problema. Colpisce la storia dei due anziani -possiamo definirli criminali?- di Codogno che sono scappati in vacanza in Trentino e li si sono sentiti male. Per fortuna, cominciano ad affiorare i primi antidoti alla sguaiataggine morale dei più. L’hashtag #iorestoacasa prende piede, l’indignazione per i comportamenti incivili fa capolino e si irrobustisce. Alcuni personaggi famosi esercitano la loro moral suasion per tentare di indurre ragionevolezza e rispetto.
Io mi munisco di libri e film. Unica trasgressione, la camminata di buon passo di primo mattino al parco. Prati verdissimi, fiori, canto degli uccelli risollevano lo spirito.
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