Lunedì 16 marzo
Premessa doverosa: la foto di Palazzo Chigi tricolore non è mia, ma rubata da una chat. Sarei felice di inserire il nome dell’autore.
Dopo i primi giorni sguaiati e pericolanti, si instaura una certa routine. Ormai mi alleno tutte le mattine, circa 40 minuti, cercando di alternare le varie attività. Poi approfitto delle giornate di sole per prendere un po’ di colore, con le gatte che vanno pazze per la quasi primavera. Tenere le finestre aperte dà comunque una sensazione di libertà.
Ho una routine anche per il cambio d’abito. Dal pigiama notturno passo al pigiama per l’allenamento, seguito da quello, più scollato, da sole. Doccia e vestiti semi appropriati per qualche ora. Dopo la conferenza stampa di Borrelli che seguo sempre attentamente, mi sento in diritto di tornare al pigiama da notte. In tutte le tasche tengo ironia e pazienza, in modo da averle sempre a portata di mano.
Ho anche perfezionato la tecnica esco/rientro. Guanti usa e getta appena fuori dalla porta, amuchina nella tasca del cappotto. Niente mascherina perché non le ho trovate da nessuna parte. Distanze di sicurezza e uscite brevissime di mattina presto o la sera prima che chiudano i supermercati, quando c’è meno gente. Al rientro, lascio tutti gli abiti e le scarpe in ingresso. Doccia e vestiti da casa. Sono super esagerazioni, mi rendo conto, ma meglio qualche scemenza in più che precauzioni in meno. E poi, sono altri 10 minuti impegnati.
Per la prima volta dopo anni e anni, il frigo non è più vuoto come quello della single trentenne (che non sono). Però, lo apro, guardo i cibi e richiudo quasi sempre senza prendere nulla. Sembra la spesa fatta da qualcun’altra per qualcun’altra.
Il mondo là fuori lancia alcuni segnali. Il governo ha varato il decreto Cura Italia, a sostegno di tutto e di tutti, un bel segnale di energia e speranza. I morti, ahimè, oggi 349. Si comincia a parlare di arrivare al picco entro qualche giorno. Ma non ci sono certezze. L’esito di tutte le scelte personali che facciamo è affidato a un lancio di dadi. Quelle del governo, mi auguro, no.
Martedì 17 marzo
Le misure adottate in Italia contro il Covid 19 stanno facendo scuola: ci guardano e ci copiano tutti. Man mano che il contagio allunga i suoi tentacoli, è sempre più evidente che nessuno può restare inerte. E allora torna utile il nostro esempio. La Terra si rinchiude in se stessa.
Sul fronte personale, comincio inaspettatamente una nuova avventura. Sono stata chiamata a supportare Nicola Magrini, direttore generale di AIFA appena insediato, per la gestione dell’emergenza Covid 19 sul lato della comunicazione. Un incarico part time che si aggiunge al mio lavoro con il Ministro Amendola e che mi trasporta nel cuore degli eventi. Ce la metterò tutta. È importante aiutare.
Così oggi pomeriggio in Protezione civile nella stanza dei bottoni prima e alla conferenza stampa delle 18. La sfida è dura, ma siamo davvero in ottime mani. Ci sono competenza, consapevolezza, coraggio, energia e determinazione. I risultati arriveranno.
Mercoledì 18 marzo
Oggi il più alto numero di morti di sempre: ben oltre i 400. Le strade romane sono deserte, ma a quanto pare non è ovunque così. Si comincia a sentir parlare di nuove restrinzioni. Le mascherine sono introvabili. Vado all’AIFA in motorino. Lì si lavora ventre a terra, senza risparmiarsi. Gli studi sui farmaci potenzialmente efficaci contro il coronavirus possono fare la differenza.
Da Boris Johnson qualche barlume di coscienza, ma si limita ai consigli piuttosto che prendere misure nette. Sono preoccupata per quanto può accadere in Uk e, ovviamente, a mia figlia. Nella lotta sanitaria la polizia sarà in prima linea e il cuore va in mille pezzi.
Giovedì 19 marzo
I siti dei quotidiani mostrano i mezzi dell’esercito che portano via i morti da Bergamo e Brescia, in questo momento devastate dalla malattia. Sono immagini che colpiscono come mazzate. La chiusura delle scuole e il blocco totale non finiranno il 3 aprile. Prevedibile, ma adesso reale.
La Bce vara un piano di emergenza da 750 miliardi.
Il governo e il presidente del Consiglio viaggiano a un consenso oltre il 70 per cento, gli italiani tralasciano finalmente l’odio fatuo per concentrarsi sulle cose importanti. E apprezzano gli sforzi di questo esecutivo che si trova a combattere una battaglia su una frontiera sconosciuta. Non l’ha capito Matteo Salvini che continua a mettere bastoni tra le ruote della nostra salvezza. Miope. Lo chiama anche Mattarella.
L’Italia ha superato la Cina per numero di morti. Una telefonata mi racconta del contagio della prima persona che conosco personalmente. Il contagio bussa sulla spalla.
La gente esce ancora troppo. Comportamenti laschi e auto indulgenti. Si affaccia la possibilità dell’esercito a controllare le strade.
Venerdi 20 marzo
Stamattina dalle finestre entrava la voce di un altoparlante, urlata da una macchina in movimento. Tipo quella ’donne, è arrivato l’ombrellaio. E l’arrotino’. Era una volante della polizia che diffondeva l’indicazione imperativa di stare a casa. Non un ordine, ma l’impressione è che arriverà. Per colpa della indisciplina, dell’autoindulgenza, del lassismo. State a casa! Le scuse con noi stessi per uscire siamo tutti capaci di trovarle. Smascheratevi. Ascoltare quella voce è stato davvero angosciante. Sono andata qualche ora al lavoro, una breve corsa in scooter fino a via del Tritone. No, secondo me, tanta gente in giro non c’è.
Si diffondono voci incontrollate sulla chiusura di alimentari e supermercati nel weekend. Nonostante la smentita del governo, le code per approvvigionamenti di cibo sono impressionanti. Io ho rinunciato e, per 20 euro, sono andata al negozietto di qualità vicino casa a comprarmi qualche consolazione per il lungo fine settimana solitario.
Oggi i morti hanno superati i 600. Un film dell’orrore.
Sabato 21 marzo
Primo giorno di primavera per chi se ne ricorda.
Svegliarsi con il peso addosso di tutti quei morti e l’immagine degli ospedali gonfi di emergenza.
Comincio ad arrampicarmi lungo Il confine di Don Winslow, da troppo tempo sul comodino. 913 pagine in compagnia di Art Keller.
Boris Johnson finalmente si è svegliato e ha imposto chiusure e fermezze. Londra già all’emergenza. Chissà quanti malati e morti in meno se si fosse mosso prima. Una impotente tristezza.
La Ue decreta lo stop al patto di stabilità.
Il web comincia a dividersi tra rabbiosi e rassegnati. L’isolamento sarà lungo e i comportamenti si stressano. Le violenze domestiche salgono. A quanto pare, a Wuhan, nelle settimane di reclusione sono salute del 30%.
Il numero di morti sale vertiginosamente, quasi 800 oggi. A tarda sera, con (discussa) diretta Fb, Conte stringe ancora. Chiuso tutto, tranne l’essenziale. Vivremo di essenziale. Ma, speriamo, vivremo.
Lentamente non c’è più giorno e notte. I ritmi si sganciano dalla realtà e se ne crea una autonoma.
Guardo un film e ogni scena di contatto mi fa sussultare. Come cambia la percezione della realtà.
Domenica 22 marzo
Una giornata dedicata al lavoro, al contrasto di fake news e straccioni in diretta web. Dare il proprio contributo, per quanto piccolo, fa stare meglio. Dalla mia finestra la città è inanimata. Le telefonate con gli amici aiutano a sentirsi meno isolati. Manteniamo l’assetto. I morti calano leggermente, ma ci sono dodici contagi alla Protezione civile, dove sono stata tre volte nelle ultime due settimane. Muniamoci di amuleti e comportamenti virtuosi. Altro non c’è da fare.
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