Settimana seconda
Lunedì 9 marzo
Torno al lavoro dopo quattro giorni. Il palazzo è vuoto. I pochi presenti intonano lo stesso coro: niente da fare, nessuno da chiamare, nulla da organizzare. E, a seguire, partono i bollettini di epidemia, episodi, racconti, invettive. Oggi danno scandalo i milanesi benestanti, che hanno preso le loro carabattole e se ne sono andati nei luoghi di villeggiatura, aprendo le loro seconde case. File agli ski-lift, picnic in spiaggia. “Qui in Maremma sembra di essere al 15 agosto. Sono arrivati con i loro filippini, i cani, i ragazzi e pretenderebbero che noi andassimo nelle loro case. Ma non ci pensiamo nemmeno”, mi raccontano i miei amici di zona, snocciolando di aperitivi ammassati come se nulla fosse, supermercati appiccicosi di folle nordiche, ristoranti gremiti. Seguono i neo rimpatriati da tutto il nord. ’Solo’ 11000 (quelli beccati) da ieri in Sicilia. Eddai, su.
Guardare le news non è meno inquietante. Gli anestesisti e i rianimatori cominciano a dirlo chiaro: cureremo solo chi ha più possibilità di farcela. E abbiamo abbattuto un’altra barriera.
C’è però sempre un lato luminoso. Le aziende che chiudono bottega senza licenziare solo per preservare i dipendenti, quelle che donano molti soldi alla ricerca o all’aiuto sanitario.
E poi, in serata, Conte sbarra l’Italia. I contagi aumentano e si propagano nei territori e nelle fasce di età. Misure inevitabili. La vera vittoria sarebbe indurre senso di responsabilità nelle persone.
Martedì 10 marzo
Oggi a casa, smart working. C’è un bel sole, ma decido di non andare al parco, nemmeno di mattina presto. Stare a casa vuol dire stare a casa. Scorro i social. La goliardia sembra in estinzione. Prevalgono scienza (e pseudoscienza, ahimè), consigli, cronache. Ah no, anche i predicatori medievali, che interpretano i fatti come segni divini, punizioni apocalittiche, ingiunzioni di pentimento. Anche oggi primi nel mondo per nuovi casi e numero di morti. Parlo con mia figlia in Uk. Zitti zitti gli inglesi stanno facendo scorte di cibo e altri beni di prima necessità senza che nessuno ne parli. Lei è stata al supermercato notando carrelli stracolmi non molto differenti dai nostrani. Accaparrano, ma con compostezza britannica. Tanto che la pasta, genere assai ambito, è stata contingentata: nessuno può comprarne più di cinque pacchi.
Mercoledì 11 marzo
Già dalla notte arrivano messaggi dagli amici di tutto il mondo. La situazione italiana desta preoccupazione ovunque. Mi scrive Hyunjin Cho, una ragazza sud coreana conosciuta a Dublino. Tra tutte e due non sappiamo chi si trova peggio. “Qui la situazione è disastrosa, non esco volentieri, ci sono troppi infettati”, racconta. E Imogen dall’Australia: “mi chiedo se sarà così anche qui. Per ora è tutto ok, anche se c’è gente che è andata fuori di testa e ha cominciato a comprare carta igienica in maxiscorte. Una cosa assurda, visto che noi la produciamo e non c’è alcun pericolo che finisca. Sono pazzi comunque, ci stiamo preparando. Lavoreremo da casa se necessario, ma, in ogni caso, molti dei nostri clienti hanno smesso di fare assunzioni e il lavoro è molto diminuito”.
John e Máire, sempre da Dublino, mandano abbracci e solidarietà, così come Diane e Bill dal South Carolina. Dire che va tutto bene non è possibile.
Stasera, il discorso di Conte alla nazione e la decisione di stringere ancor più le maglie. Siamo a 827 morti, una crescita vertiginosa e superiore a quella della Cina nel momento peggiore.
Giovedì 12 marzo
Ieri sono andata al lavoro, da oggi resterò a casa. Almeno per un po’. Nonostante io stia in una stanza da sola e non abbia molti contatti umani, penso sia giusto così.
Sarà l’occasione per mettere a posto il passato.
La signora che mi aiuta in casa ha il marito molto malato e mi ha annunciato che non verrà per ora. Le ho promesso stipendio pieno lo stesso. Aiutiamoci tutti, fin dove si può.
Si sperimentano cadenze domenicali di giovedì. E probabilmente in tutti gli altri giorni della settimana.
Dal fronte esterno alle pareti domestiche, si registra la bella scivolata della Lagarde sullo spread e la conseguente caduta libera della Borsa. Perfino Mattarella si è imbufalito (se questo stato d’animo può essergli in qualche modo attribuito). Danni economici da apocalisse.
Venerdi 13 marzo
La gente sta a casa e si annoia. La conseguenza è una miriade di catene, foto pseudo spiritose, poesiole e altri giocherelli. Oltre a iniziative come i flash mob cantati dalle finestre, gli aperitivi in chat e altre amenità. Dimostrazioni di collettività a distanza.
Oggi il tempo è grigio. Non aiuta l’umore.
Le notizie dall’Europa fanno dubitare. Va bene che la sanità è competenza nazionale, ma ognuno fa come vuole e il contagio prospera. Come l’egoismo. Il massimo lo raggiunge il liberismo sanitario di Boris Johnson. Sarebbe ridicolo, se non ci fosse mia figlia a subire le conseguenze della sua pazzia. Lagarde fa ammenda e a qualcosa serve, ma induce anche alla riflessione.
Sabato 14 marzo
Parchi chiusi. Per forza, le persone non hanno introiettato il concetto. No assembramenti. Così difficile? Vabbè, tanto è brutto tempo oggi. Esco per andare in farmacia. Atmosfera da film. Ma ormai ci stiamo facendo l’abitudine. Gli autobus sfrecciano a manetta, completamente vuoti. Sotto casa mia, si annida una pattuglia di polizia. Non avendo assolutamente nulla da fare, li osservo. Controllano in modo abbastanza casuale. Macchine e persone. Stanno lì un po’, poi vanno. Ma giorno e notte le pattuglie fanno la ronda senza tregua.
Qualche telefonata, laddove un paio di settimane fa sarebbe stato un whatsapp. Il rapporto umano, non alimentato dalla frequentazione, si nutre di parole. Almeno quelle. Mia figlia in Uk, prende coscienza nell’impotenza. Come si combatte una nazione senza consapevolezza. Sono disperata per l’immunizzazione di gregge evocata da Boris Johnson. Si prevedono 400mila morti in Uk. Il pensiero è insopportabile.
La giornata scandisce routine forzate. Oggi ho foderato un comò e l’ho riempito di abiti. All’inizio con criterio, poi ho perso la pazienza. Domani dipingerò le inferriate del balcone. Nuove priorità.
Domenica 15 marzo
Il sole favorisce la giornata. Un po’ di giardinaggio sul mio balcone minimal. Mi alleno. Non ho tanta voglia, ma se si abbassa la guardia è finita. Le notizie dall’Europa non sono incoraggianti. Quelle da Uk ancora meno. La politica intrapresa da Boris Johnson mi raccapriccia e mando compulsivamente a mia figlia tutte le notizie che riguardano il Regno Unito. Come se questo potesse cambiare le cose. Ma la sensazione è che lì non informino a sufficienza.
Per strada un sacco di sportivi che corrono e camminano insieme. Alla faccia delle raccomandazioni e dei parchi chiusi. Anche il Papa si è sentito in dovere di trasgredire e se ne è andato in giro a piedi a pregare in varie chiese. Pessimo esempio, direi.
I morti di oggi sono 368. In totale 1809 dall’inizio dell’epidemia.
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