Entrare nella cappella Sistina deserta non è cosa da poco. Certo, si deve pagare un prezzo, sia economico che personale. Perché, per essere i primi bisogna ingarellarsi con il sole e uscire con l’alba. Non un problema per me che sono allodola di natura. Ed è stato parte del fascino, arrivare in scooter al Vaticano con la luce rosa e le strade sgombre, già un po’ imbevute dell’aria di primavera.
Non nascondo l’imbarazzo di far parte di uno di quei gruppi (se anche contenuto) ai quali di solito lancio occhiate di compatimento nel mio dirigermi altrove. Per sicurezza, casomai passasse di lì qualcuno in grado di riconoscermi, l’audioguida l’ho nascosta in tasca e l’adesivo da appiccicare sul cappotto era assai discreto.
Folla nella quale confondersi non ce n’era, ma in fondo era proprio questo l’obiettivo: vedere gli arazzi originali esposti nella cappella Sistina così come è stata concepita nella sua epoca. Esperienza meravigliosa.
Ovviamente l’orario ha influito non poco. Nessuno davanti a noi. I lunghi corridoi dei Musei vaticani pieni solo di bellezze esposte. Nessun fiato umano a corrompere il silenzio.
Le carte geografiche e gli altri tesori da contemplare senza teste e spintoni da aggirare. Occhi e orecchie tutti per la reverenza all’arte.
Insomma, il modo giusto di assaporare questi enormi pannelli con scene della vita di Pietro e Paolo, tessuti con una qualità di dettagli che non ci si stanca di scoprire.
La luce degli abiti, i particolari dei paesaggi, le espressioni dei volti. E ancora, i fregi in chiaroscuro ricamati solo a rifinire. Uno splendore che gonfia il cuore. Ima Marini mani e mani che creano, un punto dopo l’altro, a scegliere colori e ingegnare di incastrarli per catturare il movimento.
Solo una settimana per questo allestimento. Vale la pena di andare, dona gioia e buonumore. I capolavori fanno questo effetto.
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