Di proposito pubblico queste riflessioni in un giorno qualunque. Non uno espressamente dedicato alle donne. Perché la questione è ben più seria di chiacchiere un paio di volte l’anno.
Prima era solo l’8 marzo. Ora abbiamo anche il 25 novembre. Due giornate su 365 per ricordare disuguaglianza, violenze, sessismo, misoginia e quant’altro. Ostacoli più o meno visibili che compongono la vita quotidiana delle donne tutto l’anno, dal lunedì alla domenica, feste incluse. Certo, di questi tempi i palazzi istituzionali si illuminano di arancione. Certo, Montecitorio ha imbandito una panchina rossa in cortile, con fotografi e tv. Segni. Omaggi. Ma la vita delle donne è molto di più di questo e vuole di più.
Merita un cambio di passo e di mentalità che sia quotidiano e che includa anche gli uomini. Anche loro dovrebbero sentirsi coinvolti nel realizzare una società che non umili e discrimini le donne. Che poi, a guardar bene, sono anche le loro mogli, madri e figlie. Perché non desiderano per loro una vita al sicuro e alla pari? Non riesco a spiegarmelo.
Non credo sia un caso il fatto che quando pubblico su fb un qualsiasi post in difesa delle donne, i like sono quasi solo al femminile. cose di donne? Davvero i maschi si sentono ‘altro’? Non è un problema loro? Eppure, dovrebbero essere i primi ad avere orrore di chi stupra e uccide o usa violenza di ogni genere sulle donne. Le donne hanno cambiato mentalità, provano a fare rete. Faticosamente allestiscono una diversa angolazione, cercando di non rinunciare a vestirsi come si sentono, ad andare dove vogliono, a costruire sogni e rompere schemi. Nel frattempo alcuni uomini impugnano armi e rabbia per distruggere indipendenza e desideri. Nel migliore dei casi. Senza trovare intorno a sé l’ostracismo determinato degli altri uomini. E forse proprio per questo, i femminicidi marciano a passo di clava. Lo so, non si tratta della normalità. C’è anche una parte sana della società maschile che non si unisce né supporta la violenza sessista in nessuna sua sfumatura. Ma la grande maggioranza non si sente coinvolta nel contrasto attivo ad essa. Imbarazzo? Senso di colpa? Antica abitudine a fare squadra al maschile. Io non lo so. Mi li limito a costatare.
Ben vengano i fondi del ministro Roberto Gualtieri e quelli della ministra Elena Bonetti. Il sostegno agli orfani e gli aiuti alle donne vittime di violenza familiare sono una manna dal cielo, ma non risolveranno quella che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella giustamente definisce “una emergenza sociale”. Se l’istat ci dice ogni che per un uomo su quattro lo stupro è colpa di come si vestono le donne, la strada é proprio lunga e tutta in salita. Tutto deve cambiare: gli stipendi come le pubblicità offensivamente sessiste in una percentuale vertiginosa, le opportunità di carriera, i servizi per i bambini sono alle famiglie non alle donne, una donna che lavora non è per forza aggrappata agli ultimi gradini della scala economica.
La verità è che andiamo avanti ogni giorno, lottando sui dettagli, tutte quante, day by day. Qualcuna ce la fa, ma individualmente. Alcune muoiono. La maggioranza subisce soprusi e discriminazioni e tante volte nemmeno lo sa.
Prendo un settore che trovo particolarmente influente sulla pubblica mentalità e altrettanto particolarmente arretrato, quello della pubbblicita. Qui il medioevo regna imperioso. Le promozioni delle auto sono sempre dedicate agli uomini, come se le donne non avessero ormai autonomia intellettuale e indipendenza economica per scegliere e acquistare una vettura. Quanto ai detersivi, sono invariabilmente invece appannaggio delle donne, (e mamme senza eccezione) divertite dal ruolo assegnato loro centinaia di anni fa. l’uomo che lava si stupisce dei progressi della chimica ed é sempre un goffo (ma simpatico, eh) pasticcione. Altro stereotipo d’autore, la donna che utilizza le medicine, le consiglia all’uomo e le sommistra ai bambini. Le donne poi sono invariabilmente cuoche e, se c’è da pulire, delegano soltanto dando consigli da esperte del settore. Una sarabanda di luoghi comuni, parti distribuite in automatico, nessuna attenzione ne tantomeno contributo all’evolversi della società e al politicamente corretto.
Altrove, perfino i film per bambini hanno cambiato musica. Le eroine dei cartoon disney non aspettano più che un qualsiasi principe di passaggio le conduca verso un futuro subalterno, ma prendono in mano la propria vita, da protagoniste e mantengono un grado di autonomia intellettuale lungo tutte le traversie.
Da noi,invece, pare proprio che l’arretramento culturale sia senza fine. Non basta che non ci siano quasi più donne direttore di testate giornalistiche. Non basta che le donne non siano più considerate per entrare nelle stanze dei bottoni. E scomparse dai panel dei convegni che contano. Non c’è candidatura femminile per alcuna delle poltrone in ballo nella prossima tornata di nomine di alto livello. Quelle appena passate si commentano da sole Quel barlume di parità di genere che sembrava aver attecchito se pur debolmente, é strisciato via attraverso le fessure della disattenzione, un caso dietro l’altro. Contando sul fatto che ogni storia fa per sé e non si inanella.
In un tale panorama, chissà se due giornate l’anno e un po’ di riflettori saranno utili. Meglio di niente. Ma certo non bastano. Ma sono invece sicura finche gli uomini non si sentiranno direttamente coinvolti in questa battaglia di uguaglianza nella mentalità e nei comportamenti, il traguardo non si taglierà mai.
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