Non mi pare vero. Dopo tre settimane di umidità nelle ossa e nei vestiti, niente acqua calda se non a rari sprazzi, stanza spartana e biancheria migliorabile, per 70 dollari mi trovo in una meravigliosa suite, con letto matrimoniale gigante, lenzuola spesse, di cotone pesante e di un bianco confortevole, quattro finestre e un bagno a dir poco commovente. Eccomi qui a scrivere del mio entusiasmo indicibile, nonostante sia stanca morta. Mi guardo intorno e mi sembra Natale. La doccia calda mi continua a coccolare a posteriori. Il mio stomaco sussulta felice al ricordo del vino bianco fresco al punto giusto e di ottima qualità, unito a una cenetta deliziosa per pochi dollari. Chiunque venga a Quito deve assolutamente soggiornare in questo Masaya Hotel, pieno centro, palazzo coloniale, ristrutturato lasciando intatto tutto il bene possibile. Intorno a me, volteggia solido e consistente il Wi-Fi. Il rapporto tra qualità e prezzo è impagabile. Il tutto trovato per caso su booking.com e scelto quasi alla cieca solo per la posizione centrale. Invece, già dal contatto email, in pochi minuti avevano risposto alle mie richieste e quando sono arrivata l’accoglienza è stata perfetta. Ambiente easy con moltissimi ragazzi, ma cortesia per adulti. Sembra che stia facendo pubblicità, ma solo trasmettendo l’entusiasmo del reduce.
.Decisamente non è la casa di una persona qualunque. E infatti, girellando un po’, scopro che appartiene a una signora nata nel 1917, centodue anni suonati, quindi. E donna speciale. Prima donna avvocato e senatrice della storia dell’Ecuador, personalità carismatica e, nonostante di evidente agio patrimoniale, al servizio della classe lavoratrice e dei diritti dei più poveri. Fu leader sindacale e si impegnò a fondo nella politica del suo paese, in una epoca nella quale, in sudamerica doveva essere ancora più difficile che in Europa. Partecipò alla rivoluzione del 28 maggio 1944 contro la dittatura di Carlos Mancheno, mettendosi alla testa degli insorti per la presa del,palazzo del Governo. Testa calda, a quanto sembra, quindi, e super femminista. Per aiutare le donne a emanciparsi fondò parecchie organizzazioni e si batté in prima fila. Si chiama Doña Isabela Josefina Robalino Bolle. Chapeau a lei e a tutte le donne di coraggio e anticonformismo.
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