Sono stata a Marsala per sei giorni. Quattro stabiliti in precedenza e due aggiunti di cuore. Perché i luoghi accolgono e le persone vedono. Quello che pensano lo scrivono e lo incastonano anche, anarchici, sui muri. E non sono banali aggressioni verbali, ma spesso perle di vita e saggezza. Mi piace l’aria sonnacchiosa di questa città. Le persiane sempre chiuse, sembra abitata solo tra virgolette. Dietro quei muri gialli di sole e di tempo, c’è la gente di mare che ospita e soccorre. I secoli hanno cesellato la mentalità, scolpita in un ricciolo crespo, nella carnagione chiarissima o scurissima, negli occhi blu. A Marsala ci si contamina dai tempi dei Fenici, poi sono spuntati arabi, inglesi, garibaldini senza scandalo, e il cous cous si condisce con il mare che passa di qui come di là. I giardini si aprono sulle chiese barocche, le pietre lastricano passi di tutti colori. È l’accento a fare da collante. E il sorriso. La storia condita di Florio, Whitaker, Ingham. Arabi a due passi, inglesi a commerciare. Il tonno, le saline e il marsala per emulsione.
Ho dormito a Viacolvento, B&B dove ti accolgono come amici cari e l’ospitalità va ben oltre la professionalità. La colazione è imbandita ogni giorno come se fosse un compleanno, mai ripetitivo, la frutta sempre differente, i formaggi e i salumi, le torte e i datteri parlano la lingua di chiunque si fermi qui. L’arredamento mescola il modernissimo della ristrutturazione con l’antico del restauro, pezzi di design con divani di generazioni fa. I bagni incastonano mattonelle antiche e la doccia scende così dall’alto che sembra pioggia. Non c’è domanda senza risposta, richiesta non realizzabile.
Stessa attitudine nei ristoranti. Potrei decantare la stellatissima (a ragione) Corte dei Mangioni, la Bottega del Carmine, la Trattoria Garibaldi. Ma, avendo imparato come si fa, mi limito a linkare i loro siti che poi altrimenti sembra pubblicità più o meno occulta e non lo è. Anche perché non ho velleità da influencer, sono solo una in libera uscita.
Mentre scrivo, ad esempio, al tavolino del bar Angels, la proprietaria si è messa a chiacchierare e in un baleno si è seduta con me, scoprendo affinità romane e siciliane. Coinvolgendo anche i suoi amici. Mai sentirsi sola in posti come questi.
Lo stesso al ristorante La Corte dei Mangioni, nome senza giustizia per un posto eccezionale, guidato con mano ferma e disinvolta da uno chef internazionale che mischia esperienze di ogni luogo accogliendole in piatti multiculturali di sostanza senza ostentazione. Lo chef da attenzione, chiacchiera, si ricorda dove ero seduta la volta precedente. Insomma, anche questo un posto di amici. Persone abituate a coinvolgere con allegria e attenzione. Non si raggiunge questo obiettivo senza una cultura dell’ascolto. Senza apprezzare gli altri, non ci si arriva.
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