l whatsapp era completamente inatteso. Un blip nella mattinata. “Ciao, Luisa, come stai? Volevo sapere se per te potesse andare bene vederci oggi per mangiare una cosa in centro. Tu come saresti messa tra le 13 e le 13.30? Grazie e a presto, buona giornata”.
Ora, la persona in questione non è un mio amico, ma un contatto di lavoro. Nello specifico, mesi addietro, mi aveva fatto una offerta di lavoro portata quasi a compimento e poi inciampata su uno di quegli ostacoli che si incontrano di recente nel mondo italiano.
Fatto sta che, un po’ sorpresa e altrettanto incuriosita, accetto l’appuntamento. Seguono un paio di altri messaggi per perfezionare l’incontro.
E poi, il colpo di scena. Una mezz’ora prima dell’ora convenuta, la telefonata. “Ciao, scusami, ma sei la Luisa sbagliata. Pensavo di aver scritto a un’altra Luisa e dunque devo annullare il pranzo. Magari ci vedremo un’altra volta, ok? Per te spero tutto bene… ciao, ciao”.
La Luisa sbagliata. Non c’è che dire.
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