Sono parecchi anni che seguo le sfilate ad Altaroma dell’Accademia Koefia, della quale è anima e motore la mia amica Bianca. Mai scritto, però. Perché é davvero difficile pontificare su argomenti che non si conoscono bene e io della moda pratico (assiduamente) solo l’ultimo atto: provare-comprare.
Comunque stavolta mi sento più ispirata, forse perché il tema guida era la rivisitazione degli anni ‘70 e tutta la sfilata ha ballato su quelle note. Beatles, David Bowie, quella roba là, tutta nelle mie corde.
Get back, insomma, come si comanda. Come gli abiti. Devo confessare che di solito queste creazioni -anche quelle che si sfogliano sulle riviste- sono, secondo me, solo pensieri messi giù, senza attinenza con il possibile. Mai nessuno potrebbe indossarle senza incappare in seri problemi sociali. Ed è forse per questo che modelle e modelli si presentano in passerella sempre con facce da funerale se non con occhi dardeggianti odio a 360 gradi. Ma stavolta no. C’erano parecchi vestiti che mi sarei messa volentieri. Per non parlare delle borse, poco pratiche in verità, ma molto divertenti. Insomma, una annata di studenti particolarmente dotati, unita a un tema a me affine.
C’è da dire, poi, che gli studenti della Koefia fanno tutto a mano, la passione si trasforma in tagli, punti, ricami, figure. L’astratto si fa concreto tra le dita. E ha come presupposto la cultura. Perché parlare degli anni Settanta per chi è nato già in questo millennio, richiede uno sforzo storico. Bisogna studiare e compenetrarsi. Attenzione: forme e accostamenti di colori devono richiamare gli anni 70, non copiarli. Vanno reinventati per l’oggi come oggi. Come i tessuti.
Vorremmo ancora quel vellutino mille righe o i maglioni freddini e pesantissimi di allora? Impensabile, no? Quindi, tessuti moderni e tagli attuali, ma nella consapevolezza del passato. Mi sono divertita nel riconoscere come ci vestivamo, ma nell’attualità. Ecco il bel gioco. Che poi gioco non è, ma studio e lavoro, ma si presenta al mondo con l’incedere furioso sulla passerella. Pochi minuti trionfanti per mesi di lavoro. Ma il risultato alleggerisce il cuore e lascia aleggiare un piccolo sorriso anche dove e quando proprio non sembrava possibile
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