Stefano, il padre di mia figlia, ha scritto un nuovo libro. “Archimede, il bambino di Siracusa- vita e appunti di un genio”. Sono stata alla presentazione, venerdì 30 novembre, alla Fiera di Roma. Giorno umido e piovoso, triste come la quintessenza di questo mese. Un vero atto di abnegazione, quindi. Considerato pure il posto. Lontanissimo. Spettrale. Inquietante, direi, nell’allarmante vuoto dei suoi spazi. Io non c’ero mai stata, alla Fiera di Roma, e difficilmente ci tornerò. Cattedrale deserta nell’indifferenza delle larghe vie di scorrimento che la circondano senza abbracciarla. Comunque sia, a parte voler sottolineare il mio eroismo per essermi schiodata dal cap 00198 e limitrofi, é valsa la pena. Poca gente, ma le persone affettuose che vogliono bene a Stefano da una vita. Alcuni arrivati addirittura dagli anni ‘80.
Il libro, poi. Operazione originale, decisamente nelle corde di un sognatore immaginifico come lui: racconta della vita di Archimede (attenzione: non Pitagorico che è quello dei fumetti, ma di Siracusa) per il museo che Siracusa stessa gli ha dedicato. “Un po’ storia, un po’ romanzo, un po’ didattica”, dice Stefano. In taluni passaggi, scritto perfino “su precisa indicazione di Archimede stesso”, ci assicura. E perché non credergli, visto che il genio nel libro parla in prima persona?
In realtà, per chi conosce bene Stefano, in queste pagine ce lo ritrova tutto.
E diamo credito, allora. A parte per quello scrive con cognizione di causa di matematica e dei suoi segreti. Ecco, lì è sicuramente il campione dei triangoli a parlare. Magari in qualche una seduta spiritica che immagino difficoltosa vista la riottosità di Stefano con numeri, formule e accoliti. Non lo avevo ancora letto quando ho scritto queste frasi, ma poi ho scoperto che lo confessa lui stesso a pag.42.
“Per questo libro è stato utilizzato qualcuno che ha letto tutto quello che c’era da leggere su di me. O quasi tutto. Ma pur sempre anche lui ignorante. Nel senso classico della parola, cioè una persona che ignora la mia scienza. Ma parlo solo dei dettami matematici principali e basilari. Uno insomma che aveva la media del tre come risultati scolastici nelle materie scientifiche. Ma affidabilissimo in storia, letteratura e filosofia”.
Sono poco più di cento pagine, illustrazioni comprese che ha disegnato lo stesso Stefano. E che non sono affatto male. Le pagine scorrono veloci, per adulti e ragazzini. Poco a poco ci si immerge nella vita quotidiana di Archimede, a far la spola tra Siracusa e Alessandria, sin da ragazzo e fino alla morte struggente. Storia e invenzioni del siciliano si intrecciano con leggerezza accurata agli avvenimenti dell’epoca, le citazioni che lo riguardano sono divertenti come pettegolezzi e la spiegazione delle sue genialità risultano semplici e accattivanti. Alla festa di del re Tolomeo pare di esserci stati e -in confidenza- nelle osservazioni di Archimede sulla noia di certe mega manifestazioni pubbliche ho sentito la voce di Stefano prevedere il sopravvento.
Comunque, eccomi qua, è passato qualche giorno dalla “prima”, il tempo di leggere, assimilare e scrivere. Stefano ha dedicato il libro a Francesco Bagnoli, “compagno di scuola e amico insostituibile, la cui mancanza da molti anni continua a essere un crampo nel mio cuore”. Lo l’ho conosciuto, così come ho conosciuto la moglie Paola, doppiatrice dalla voce naturale e avvolgente. Lì per lì lei ha riconosciuto me e non io lei. “Però, santo cielo, Paola, pure tu… da bruna netta a biondo platino, da capelli lunghi a corti. Solo tornando in macchina, ti ho rimesso i capelli giusti e quindi ritrovato… chiedo venia pubblicamente”.
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