Sono stata alla festa nazionale per il compleanno centenario della Romania. Un concerto all’Auditorium, anzi un ‘regalo musicale’, come ha detto l’Ambasciatore George Bologan, seguito da un rinfresco. La Sala Sinopoli gremita: divise di ogni foggia, le signore declinate dal lungo luccicante, guarnito da strascico al corto sportivo, ciascuna a interpretare l’evento a suo modo. Comunque, tanta gente. C’era anche il ministro degli Affari Europei, il celebre Paolo Savona. Senza appesantire con protagonismi inopportuni, si é però spinto a dire che i rapporti tra Italia e Romania sono l’embrione della nuova Europa, qualunque cosa ciò voglia dire. E, diplomatico consumato, ha anche affrontato in lingua un detto romeno, che suona “Maramures é un campo di fiori”, citazione dal significato a me oscuro, laddove si tratta di una regione autonoma della Romania, confinante con la Transilvania, e nota per le sue chiese, il suo cimitero allegro e l’architettura medievale. Chiedo perdono per la mia incapacità di cogliere il messaggio, esplicito o recondito che sia, di questa frase. L’ambasciatore, invece, si è servito del suo italiano perfetto per impunturare il discorso di benvenuto con citazioni di de Gasperi (del quale pare sia grande ammiratore e studioso), Croce e altri italiani eccelsi, senza disdegnare Socrate e vari pilastri dell’umana civiltà oggi in ribasso (sia i pilastri che la civiltà). Con una perla di saggezza assai efficace ha sintetizzato il suo pensiero di entusiasta eurpeista: “l’Unione europea è come la salute: ti accorgi di quanto sia preziosa solo quando ti viene a mancare”. Un buon viatico per gli amanti della Ue, considerato che la Romania assumerà dal 1 gennaio 2019 la Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea.
Ciò detto, si è passati al concerto della Filarmonica di Stato ‘Transilvania’. Musica a tratti romantica, a tratti scherzosa, tanti violini e fiati. A scacciare i luoghi comuni di castelli assediati da boschi gelidi e ostili, popolati da lupi e pipistrelli di varia natura, mannara e vampiresca comprese. Ha detto la sua (in note) anche una celebre mezzosoprano. E i tenori si sono esibiti dall’alto, proprio accanto a me.
Sull‘inevitabile assalto al buffet, nell’incapacità di combattere all’arma bianca per procurarmi cibo e bevande, mi sono dileguata. Era ben prima di mezzanotte, ma le scarpe me le dovevo proprio sfilare.
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