Non siamo nemmeno partiti che l’intrepida Freccia rossa selezionato ha già magicamente accumulato 50 minuti di ritardo. Cinque rosicchiati alla partenza, gli altri in splendida performance prima di Orte. Io, davvero, non capisco come ci sia riuscito…
Una circostanza che ha scatenato le ire della ragazzina mia dirimpettaia. Un vero stereotipo del l’adolescenza negativa, concentrato di aggressività, sufficienza e sotuttoio, alternate a baratri di disperazione con lacrime isteriche. Accompagnata dalla mamma, bistrattata senza decoro né senza ritegno, lei e le sue idee tutto sommato ragionevoli, sebbene oggettivamente mal poste alla quindicenne. Impossibile astrarsi. I minuti di ritardo sgomitano per ammucchiarsi inducendo una bella scenetta lunga tutta il viaggio. Sempre uguale a se stessa, si badi bene. Con la ragazzina che la prende come un affronto personale, occhi lucidi e vocetta imperiosa, preoccupatissima di doversi cambiare e truccare laddove la festa che la attende si svolgerà. Una sublime prova di incapacità di adattamento.
Man mano che ci siamo avvicinati alla meta, l’intera carrozza ha assunto colorazioni, soprattutto acustiche, dantesche. Bambini urlanti, telefonate personali, conversazioni da un posto all’altro. La mamma della suddetta ragazzina viziata si lancia inopinatamente in una affannoso emergenza lavapiatti da acquistare -in diretta Trenitalia- per l’affittuaria. Sente la necessità di andare perfino a casa sua per ‘misurare la lavapiatti’ prima di comprarla. Misure che dovrebbero essere standard, no? E, altrimenti, visto che ha telefonato per avvertire della sua visita, chissà perché non le chiede direttamente a lei… misteri.
Mi chiedo: ma non ci si lamenta sempre che siamo tutti alienati dagli schermi e nessuno parla più con nessuno? Dove sono gli alienati? Posso prenotare nella carrozza a loro riservata?
Hits: 132