Parliamo di orti urbani. A Londra esistono e sono richiesti a peso d’oro con liste di attesa pari a quelle dei migliori college, ma tutt’intorno, sparsi per le cittadine inglesi sono più accessibili. La tradizione risale al Medioevo, ma ha preso piede davvero durante la guerra. Bombardati e affamati, gli isolani coraggiosi si sono rimboccati le maniche e hanno cominciato a coltivare ortaggi e frutta per creare un personale serbatoio di cibo. Certo, bisogna essere almeno moderatamente fiduciosi che, anche in tempi grami, nessuno vada a spogliare i frutti del proprio lavoro. Ma insomma, a quanto pare ha funzionato.
Forte nel suo status di proprietaria di appartamento, Flaminia, con Greg, ne ha presi due confinanti.
Sono i tipici “fazzoletti di terra”. Uno via l’altro, incasellati in un grande prato, ovviamente verdissimo e chiusi da un fragile cancello di rete. Una formalità. Alcuni sono abbandonati, ma molti invece prosperano. Una domenica come tante, con un bel sole ma un freddo resistente a ogni indumento, molti allotment erano popolati. Alcuni diciamo basici, altri rigogliosi nemmeno fossimo sul mediterraneo.
Quello di Flaminia é tutto da costruire. La mia giornata di campagna inglese, quindi, si è svolta tra vivai e la fiera dichiarazione di guerra alla gramigna che infesta, ormai solo temporaneamente, il terreno.
Il progetto sta prendendo forma, arriveranno gli alberi da frutto e le verdure. Anche con l’aiuto dei vicini che con entusiasmo tutto britannico hanno messo a disposizione dei giovani nuovi arrivati esperienza, utensili e virgulti.
Attaccato agli orti, c’è il frutteto comunale, dove tutti possono cogliere ciò che desiderano o di cui hanno bisogno. Non che ora come ora ci sia un granché, ma, come si vede qui sopra e sotto, é comunque un bellissimo posto dove passeggiare, curato e amato, dove la barbarie non arriva. E nessuno sente nell’animo la necessità di sfregiarlo. Un esempio di comunità che riconosce se stessa e si rispetta. Senza fare paragoni, eh…
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