Parole in libertà sulle fake news. Che, come in un gioco, confondono le carte sugli specchi, moltiplicano, dividono, duplicano, distorcono. Le realtà diventano più lunghe, più corte, molte, poche. L’approccio cambia con l’angolatura e pure una foto si stacca dal concreto per diventare prova ideologica. Prova tra virgolette, eh.
Guardo scorrere le immagini della manifestazione del PD a piazza del Popolo, accompagnate da commenti entusiasti o sfottenti, a seconda del tifo. Non ho mai cancellato nessuno dal mio wall di Facebook e quindi non ho una echo chamber, ma un rullo variopinto di opinioni, condite con emozioni e convincimenti personali.
Per questo, probabilmente, tutta quella fotogallery da piazza del Popolo mi fa riflettere. Le foto sono sempre foto. Ma, scattate alle 14 o alle 17, certificano tesi contrapposte. L’inquadratura gioca sempre a favore di ciò che si supporta. E la realtà diventa confusa. Intendiamoci la guerra sui numeri delle piazze è uso antico, i tira e molla sui ‘numeretti’ si applicano con maestria a parecchi settori. Da sempre.
Il pezzo sulla ’guerra delle cifre’ con le questure era un evergreen immarcescibile. A dimostrazione che la matematica può essere tutt’altro che scienza esatta, se condita da occhi compiacenti.
E allora? Il risultato è che io -che non c’ero- non so dire con certezza quante persone c’erano alla manifestazione. So che c’erano tutti i leader, ma quanti altri? E -letteralmente- scorrendo le foto non credo ai miei occhi.
E quindi, per stavolta, altre foto non ne metto.
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