La struttura di Farla è rimasta la stessa -c’è poco da intervenire su un impianto medievale stretto stretto. Però la natura del posto è mutata. Intorno hanno sviluppato una specie di circonvallazione con parcheggi pretenziosi, i monaci si sono messi sotto e hanno ceduto alle lusinghe della globalizzazione. Così, hanno impiantato una catena di monasteri, ciascuno dei quali produce uno o più prodotti ‘naturali’: miele, saponi, cera, marmellate varie, biscottini… Pare di stare in quei negozi di souvenir stampati con uguale filosofia finto eco contadino naturale in tutto il mondo. Niente di male, l’autofinanziamento è sacrosanto. E tuttavia…
La sorpresa positiva, invece, viene proprio da Gustavo, appassionato proprietario del negozio di tela, tessitorie entusiasta e documentato.
“Ero un dirigente della Selenia, racconta, poi nel 1985 mia madre è morta e io ho sorpreso tutti licenziandomi e trasferendomi a Farla per proseguire la sua attività. Mia madre aprì questo laboratorio con bottega nel 1938. Io non mi ero mai messo al telaio, ma quando mi sono seduto è stato come se l’avessi sempre fatto. Come primo esperimento ho creato un pied de poule. Allora si lavorava anche per l’abbigliamento. Ora quel ramo è finito”.
Si guarda intorno, ci guardiamo intorno. Io cerco piedi per i miei ricordi. Qui venivo da bambina, qui mi sono sposata la prima volta con tanto di abito bianco e strascico nella chiesa dell’Abbazia. Di sicuro l’arredamento è quello lì, originale a contenere gli stessi disegni, gli stessi colori. E’ indubbiamente la bottega della mia infanzia. Rivedo mia madre giovane comprare tovaglie e asciugamani. Riassaporo il crodino al bar dopo gli acquisti, seduti sulle sedie di metallo intrecciate con la plastica colorata.
Il grande telaio è allo stesso posto. Inamovibile. Certo, allora era in piena attività, mentre oggi occhieggia benevolo le giovani generazioni. Che però lavorano lontano da occhi indiscreti.
Gustavo ha comprato telai moderni per intrecciare trame e orditi tradizionali del luogo. L’innovazione è solo tecnica, non interiore. Dalla parete la mamma Ermelinda e il papà (del quale non ho memorizzato il nome) sorvegliano l’andamento. Non penso permettano grandi divagazioni. Negli spazi liberi, Gustavo si dedica alla sua passione. Ancora il telaio naturalmente, con il quale gioca con la cultura e replica grandi capolavori. “Anche mia figlia è intenzionata a seguire questa carriera”, ci confida orgoglioso. Accarezza quel lino lieve, sorridendo. Come probabilmente non avrebbe fatto mai con i prodotti Selenia.