Ormai sta diventando una tradizione: i primi due giorni in un nuovo posto vengo salutata dal vento. Come a ’passare lo straccio’ sulla vita solita. E’ successo in Barbados, ora di nuovo in Creta. Come per le giungle, ci sono venti e venti. Da ieri mattina mi ha accompagnato e sollevato, spinto da Atene a Creta. Niente a che vedere con quello di Barbados che si impigliava nella giungla. Qui il vento tira forte e mostra i muscoli di meltemi doc. Non ha smesso mai per 36 ore più o meno. una bella centrifuga per anima e corpo. Perché il vento costruisce e destruttura i pensieri, sussurra e urla, sfinisce e rinvigorisce. E cosi è stato. Tutta la notte ha corso con il mare, disturbando umani, cani e gatti e poi è venuto con noi a Balos.
Per arrivare, chilometri e chilometri di strada sterrata, a strapiombo su un mare dal blu cartolina. Molte capre, loro indisturbate dal vento, e molte arnie punteggiano la montagna rivestita di timo profumato. E il panorama della baia è indimenticabile, la laguna è striata con tutte le sfumature di azzurro, incorniciate dal verde dei cespugli e dal bianco della sabbia.Pure scendere e salire non si fa guardare dietro. In questo caso si può dire letteralmente che non è una passeggiata, ma una scarpinata in piena regola. Roba da capre, che infatti prosperano in vari colori, taglie e look del pelo. E da asini, non a caso ingaggiati come ‘taxi’ per bagnanti troppo pigri per risalire con le proprie gambe.
Per il resto, Balos, dove ero già stata qualche anno fa, va vista al mattino presto, quando non fa caldo e l’armata di greci e turisti ancora nonni è messa in moto. Al nostro arrivo, le dieci, mica l’alba, la spiaggia era vuota, i pochi ombrelloni tutti a riposo, bar chiuso e gestore delle attrezzature chissà dove.
Man mano che la giornata procedeva, il paesaggio ha assunto i contorni di un formicaio. Tempo di andare. Spinti dal vento abbiamo riguadagnato la cima. Senza usufruite del donkey taxi, ovviamente. Arrivati in cima, il vento è caduto.
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