La casa di Peter non è propriamente una casa, ma una piantagione. Anzi, una delle tre piantagioni più antiche di Barbados. L’edificio principale risale al ‘700. Oggi è su Airbnb e non si dà per niente arie. Comunque, problemi di spazio, come è ovvio, non ce ne sono. Per un certo periodo é stata anche uno zoo, ma da parecchio le gabbie sono scomparse e gli animali che vivono qui lo fanno in beata libertà. A partire dai sette cani, cinque esuberanti border collie e due meticci, Smokey e Wag, tutti sempre in giro per la proprietà senza disdegnare un bagno in piscina quando se ne presenta l’occasione. Questi cani sono amichevoli e estroversi. Ai rientri si affollano intorno con il loro benvenuto, scortano alle uscite tanto da rischiare ogni volta di finire sotto le ruote. Abituati agli ospiti e amanti delle carezze, non conoscono diffidenza e offrono ottima compagnia in giro per la piantagione, sempre felici di condividere una passeggiata, il divano o l’amaca (da sotto, però), un pezzetto di cibo.
Il corpo centrale è la casa di Peter vera e propria, enorme e anticonformista, ne riflette l’amore per il bello non convenzionale e la capacità di cogliere negli oggetti anime profonde. Con questo spirito la tenuta è cresciuta: le antiche strutture affiorano ovunque, intrecciandosi con la natura e con le successive discretissime costruzioni in legno dove soggiornano gli ospiti di Peter. Come noi. Il primo colpo d’occhio comunica semplicità perfino esasperata e una certa, allarmante, trasandatezza. Poi, a guardare meglio, appare la cura per i dettagli, il rispetto dello spirito del posto, la personalizzazione armoniosa. Capire o non capire, è nell’ospite. E, penso, Peter volutamente non doti i suoi appartamenti di tecnologie e amenities esagerate per una non dichiarata selezione preventiva del viaggiatore. Quindi, il Wi-Fi c’è ma non ovunque, la piscina è piccola e raccolta tra fiori e colibrì, i letti sono spartani (sebbene comodi). Tutto è lineare. Peter deve avere una passione per gli specchi perché ce ne sono ovunque, tutti vecchiotti e di cultura. Non per niente lui è un interior designer. Il suo laboratorio è in una zona della piantagione che la mattina si popola di uomini e donne del luogo che lavorano per costruire i mobili che disegna.
Il corpo centrale è la casa di Peter vera e propria, enorme e anticonformista, ne riflette l’amore per il bello non convenzionale e la capacità di cogliere negli oggetti anime profonde. Con questo spirito la tenuta è cresciuta: le antiche strutture affiorano ovunque, intrecciandosi con la natura e con le successive discretissime costruzioni in legno dove soggiornano gli ospiti di Peter. Come noi. Il primo colpo d’occhio comunica semplicità perfino esasperata e una certa, allarmante, trasandatezza. Poi, a guardare meglio, appare la cura per i dettagli, il rispetto dello spirito del posto, la personalizzazione armoniosa. Capire o non capire, è nell’ospite. E, penso, Peter volutamente non doti i suoi appartamenti di tecnologie e amenities esagerate per una non dichiarata selezione preventiva del viaggiatore. Quindi, il Wi-Fi c’è ma non ovunque, la piscina è piccola e raccolta tra fiori e colibrì, i letti sono spartani (sebbene comodi). Tutto è lineare. Peter deve avere una passione per gli specchi perché ce ne sono ovunque, tutti vecchiotti e di cultura. Non per niente lui è un interior designer. Il suo laboratorio è in una zona della piantagione che la mattina si popola di uomini e donne del luogo che lavorano per costruire i mobili che disegna.
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