L’obiettivo sarebbe quello: in forma, magra e disintossicata. Sette giorni per una rimessa in forma con tutti i sentimenti. Via alcool, carne rossa, bibite frizzanti, caffè e chissà cos’altro. La location è Calpe, un centinaio di chilometri a est di Alicante, verso Valencia per intenderci. In un complesso affondato tra buganvillee e palme fiorite, decorato con piscine blu di forme sinuose, arredato con ogni comfort. Vedremo se mantiene le promesse dell’apparenza. Voglio raccontare giorno per giorno l’auspicabile processo di miglioramento fisico. E eventualmente anche spirituale, visto che il programma insiste anche su yoga e altri accorgimenti per l’anima.
Intanto c’è da premettere che qui sono tutti inglesi nelle varie sfumature da gallesi a irlandesi, passando per Londra, il sud e il nord. Per me il tutto si traduce in persone più o meno comprensibili, ma
Flaminia denuncia l’accento alla prima frase. Un po’ come posso fare io con veneti, sardi o valdostani. La brigata è tutta femminile, a parte un australiano fuor d’acqua. Età media tra i 30 e i 40, nessuna è eccessivamente sovrappeso. Alcune sole, altre in due. La cosa rassicurante é che almeno la metà è recidiva. Sono venute, tornano. Una piccola garanzia. Il primo pranzo é prevedibilmente ingolfato dal l’imbarazzo, ma il cibo, a parte la prevalenza di verde, non é punitivo.
Si passa poi al tour tra la palestra, la sala yoga, il ristorante, piscine e terrazzi vari, durante il quale ci vengono impartite le prime istruzioni del vivere sano. Ciascuna riceve un appuntamento personalizzato con la .. Già la … cosa? Medico? Guru? Istruttrice? Non saprei dire. Però misura la pressione, il giro vita e il resto del corpo. “La bilancia è stressante”, mi spiega, “ognuno ha la sua e deve pesarsi su quella. Meglio concentrarci sui centimetri in meno”. Non sbagliato.
E dopo un paio d’ore di relax in piscina, finalmente venne l’ora di cena. Preceduta da una estenuante informativa, condotta con un tono gioioso/spiritoso a temprare lo spirito di chi nella giornata ha mangiato solo mezzo panino con prosciutto e formaggio (cibi d’ora in poi all’indice).
Il menù non delude: vellutata di zucca con semi (sempre di zucca) e curry di riso e verdure. Il tutto innaffiato da bicchierini di acqua e con fette di limone. Una versione parecchio light della sangria, diciamo.
La cosa più faticosa per me è la conversazione. Nonostante abbia avuto l’accortezza di mettermi al lato del tavolo per avere solo Flaminia accanto, di fronte si è seduta una inglese indiana, Ruki, molto simpatica, medico di base. Ha anche una pronuncia semplice, però è impossibile distrarsi anche solo un momento. Accanto a lei, di fronte a Flaminia il secondo uomo, tale Peter, anche lui apparentemente di ascendenza indiana, briosamente logorroico se può rendere l’idea.
La cena si é conclusa con un passaggio al bar (cosiddetto) dove abbiamo potuto attingere a piene mani da ciotole piene di limoni e ginger con i quali preparare un infuso mattutino da bere, caldo o freddo, appena svegli. Subito prima dello scrub su tutto il corpo da fare con un apposito guanto di crine sempre fornito dal bancone. Secondo quanto si è appreso, infatti, la magica bevanda é la madre di tutti i disintossicanti, antibatterici, diuretici, con funzioni di aspirina e tachipirina insieme, fluidificanti del sangue ecc ecc, mentre il guanto di crine è l’uovo di Colombo contro la cellulite. Ultimo optional, un pacchetto di mandorle per i momenti più cupi. E con questo solido bottino, ognuno si è ritirato nei propri appartamenti. Da domani, dopo cena, a quanto pare, si medita.
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