I negozi non si sforzano di attrarre e si alternano a fast food di stampo Usa o la versione ‘ tico’. Pochi turisti e pochi souvenir, ma strade affolllate. Traffico sostenibile, eccetto che nelle ore canoniche.
Insomma, la capitale di uno stato non ricco e occidentalizzato nel modo sbagliato. Suggestive (diciamo) le impalcature ai crocevia da dove i poliziotti sorvegliano il via vai tipo bagnìni sul mare.
Ho dormito dopo tre mesi in un vero letto, senza temere scorpioni e altre brutture. Ero così contenta che non volevo addormentarmi per non perdere nemmeno un minuto di quel piacere. Per non parlare di un bagno dotato di acqua calda e altre comodità come una luce che illumina e asciugamani che asciugano. Commovente davvero 🙂 una specie di ‘effetto reduce’ radiosamente amplificato dalla mia scelta del l’hotel, per i giorni successivi, il don Carlos. Piccolo e accurato, di maniere disinvolte, ha solo 8 stanze e un patio interno con una fontana frusciante. L’albergo appartiene alla quarta generazione dopo don carlos, venuto in costarica nel 1921 dal Lichtenstein come manager del più grande hotel del centramerica e messosi in proprio nel 1947. ‘Il nonno ci ha insegnato a non transigere sulla qualita’. Ottimo diversivo dopo BarraHonda.
Hits: 55